Rubrica “FONTI” n. 3 Articolo di Davide Codespoti
Dopo la fine della tirannia degli Emmenidi, non vi sono fonti sufficienti sulla storia di Akragas: la città fu governata per un certo periodo nel corso del V secolo a.C. da un collegio oligarchico, detto “I Mille”, che venne però rovesciato, mentre la tradizione letteraria tributa al filosofo Empedocle un ruolo decisivo in questo cambio di regime, sebbene certi studiosi ne dubitino.
Le fonti antiche consideravano l’Akragas del tempo una città di grandi dimensioni: per Diodoro Siculo contava 200.000 abitanti, dei quali solo un decimo erano cittadini a pieno titolo, mentre Diogene Laerzio fornisce l’iperbolico cifra di 800.000 persone. Sebbene alcuni studiosi abbiano accettato le cifre di Diodoro, i più recenti hanno abbondantemente ridimensionato la stima della popolazione akragantina: tra i 16.000 e i 18.000 abitanti per Jos de Waele, mentre Franco De Angelis suggerisce una popolazione di circa 30.000 o 40.000 persone. Frattanto, Akragas dovette affrontare la minaccia rappresentata da Ducezio, re dei Siculi, ostile all’espansione greca all’interno dell’isola, il quale nel 451 a.C. ne invase il territorio, impadronendosi dell’importante piazzaforte di Motyum. Dopo aver unito le forze con Siracusa, la città riuscì a sconfiggere il re siculo l’anno seguente, ma presto sorsero frizioni tra i due alleati, in quanto gli Akragantini erano indignati con i Siracusani per aver lascito fuggire Ducezio. Scoppiò quindi il conflitto tra le due ex-alleate: l’esercito siracusano affrontò e sconfisse quello akragantino così l’egemonia sulla Sicilia orientale. Per Akragas fu una sconfitta gravissima: il segno di ciò è testimoniato dal fatto che per molti anni la città smise di propria. La città rimase neutrale durante la spedizione ateniese contro Siracusa, effettuata tra il 415 e il 413 a.C., che si risolse con l’annientamento della flotta e dell’esercito invasore. Tuttavia, Akragas e Siracusa decisero di far di nuovo fronte comune contro l’incombente minaccia cartaginese, che stava preparandosi, dopo circa settant’anni di blocco dalla disfatta di Imera, a riaffermare la propria influenza in Sicilia. Infatti, nel 410 a.C., i Cartaginesi intervennero, dietro appello della città di Segesta e del popolo degli Elimi, minacciati dalla coalizione greca capeggiata da Siracusa. Un esercito di circa 40.000 uomini, al comando dei generali Annibale Magone e Imilcone, dopo aver distrutto Selinunte ed Imera, nel 406 a.C. mise sotto assedio Akragas per otto mesi: in un primo momento la sorte arrise agli assediati, dato l’arrivo dei rinforzi siracusani che sconfissero parte dell’esercito nemico e l’epidemia di peste che decimò i soldati cartaginesi (tra cui il comandante Annibale Magone), che inoltre patirono la fame a causa del taglio dei rifornimenti attuato dai Greci. A questo punto però le sorti dell’assedio si rovesciarono: Imilcone, preso il comando del resto delle forze cartaginesi, ordinò alla sua flotta di intercettare le navi greche cariche di rifornimenti dirette in città, i cui abitanti adesso erano a rischio di morte per fame. La strategia cartaginese funzionò: la coalizione greco-siceliota collassò e gli abitanti, a metà dicembre del 406 a.C., abbandonarono in massa la città, portando con sé ogni cosa trasportabile. Ad Akragas rimasero solo poche decine di persone (vecchi, invalidi e alcuni irriducibili), che Imilcone, appena entrato nella città sguarnita e abbandonata, fece immediatamente giustiziare, per poi far saccheggiare e devastare una delle più belle e ricche colonie greca di Sicilia. Da allora, la città non recuperò mai più il suo antico potere e la sua gloria passata.

Articolo di Davide Codespoti