L’orgoglio letterario di Agrigento a cavallo tra due millenni
Agrigento, città intrisa di storia e bellezza, ha donato all’Italia e al mondo un patrimonio culturale inestimabile. Tra le sue gemme più preziose del secondo Novecento spicca Matteo Collura, scrittore, giornalista e intellettuale di rara sensibilità, la cui opera ha saputo raccontare l’anima profonda della Sicilia, elevandola a dimensione universale con tratti innovativi quanto originali. E si badi bene non originali in quanto trasgressori o demolitori del quotidiano modernismo, ma proprio perché in costante dialogo con “l’origine”.
Nato ad Agrigento nel 1945, Collura ha sempre mantenuto un legame indissolubile con la sua terra d’origine, facendone lo scenario privilegiato di gran parte della sua produzione letteraria. Ma non solo: la sua acutezza d’osservazione e la sua prosa elegante e incisiva gli hanno permesso di esplorare temi universali come l’identità, la memoria, il viaggio e il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama letterario italiano.
Il suo percorso professionale inizia nel giornalismo, che gli fornisce gli strumenti per affinare la sua capacità di analisi e la sua scrupolosa ricerca della verità. Questa esperienza si riflette poi nella sua scrittura, caratterizzata da una precisione quasi documentaristica, pur mantenendo sempre una profonda vena narrativa. Tra le sue opere più celebri, come non citare “Associazione Indigenti”, un capolavoro che ci trasporta nell’intricato mondo della politica e del potere, o “In Sicilia”, un viaggio affascinante attraverso le contraddizioni e le bellezze dell’isola, capace di cogliere l’essenza più autentica del paesaggio e dei suoi abitanti.
Collura non è solo uno scrittore di successo, ma anche un intellettuale impegnato, sempre attento alle dinamiche sociali e culturali del suo tempo. La sua Agrigento, con le sue rovine millenarie e il suo spirito fiero, è stata per lui una fonte inesauribile di ispirazione, un laboratorio a cielo aperto dove osservare e interpretare le sfumature dell’esistenza. Ha saputo raccontare la Sicilia non con stereotipi o pietismi, ma con uno sguardo lucido e onesto, cogliendone le luci e le ombre, le grandezze e le miserie.
Alcuni punti che non si possono non conoscere:
1. “Associazione Indigenti” (1979)
Questo è uno dei suoi primi romanzi e ha segnato l’attenzione della critica sul suo talento. Ambientato in un contesto politico e sociale ben definito, esplora le dinamiche di potere all’interno di un’organizzazione sociale. L’opera rivela fin da subito la sua capacità di scavare nelle psicologie dei personaggi e di analizzare le relazioni umane complesse che si sviluppano attorno al potere. È un affresco lucido e talvolta amaro del mondo politico, che mostra le ambizioni, i compromessi e le disillusioni. La prosa è già matura, tesa e precisa, con una notevole capacità di cogliere le sfumature del linguaggio e dei comportamenti. È un’opera che anticipa alcuni dei temi che Collura avrebbe approfondito in seguito, come la corruzione morale e l’ambiguità delle figure di potere.
2. “In Sicilia” (2004)
Un’opera che non è un romanzo in senso stretto, ma una raccolta di prose, riflessioni e reportage che compongono un ritratto a più voci della Sicilia. È il frutto di anni di viaggi e osservazioni dell’autore nella sua terra. “In Sicilia” è una pietra miliare per la comprensione del “metodo Collura” e del suo profondo legame con l’isola. Non è una guida turistica, ma un’esplorazione profonda dell’anima siciliana, delle sue bellezze e delle sue ferite. Collura alterna descrizioni paesaggistiche a ritratti di personaggi, aneddoti storici a considerazioni sulla società contemporanea. La prosa è evocativa e sensoriale, capace di far “vedere” e “sentire” la Sicilia al lettore. L’opera è un esempio magistrale di giornalismo letterario, dove la precisione del reportage si fonde con la sensibilità del narratore, offrendo una visione complessa e autentica, lontana dagli stereotipi.
3. “Il Maestro di Regalpetra” (1996)
Biografia romanzata di Leonardo Sciascia, uno dei più grandi scrittori siciliani, con cui Collura ebbe un rapporto di amicizia e stima. Quest’opera è un omaggio sentito e profondo a Sciascia, ma è anche molto più di una semplice biografia. Collura non si limita a raccontare la vita di Sciascia, ma ne analizza il pensiero, le battaglie intellettuali, il suo rapporto con la Sicilia e la letteratura. L’opera rivela la capacità di Collura di calarsi nella mente di un altro intellettuale, di comprenderne le sfumature e di restituirne la complessità. Il libro è un dialogo costante tra biografo e biografato, tra il presente e il passato, ed è fondamentale per comprendere non solo Sciascia, ma anche il modo in cui Collura stesso vede il ruolo dello scrittore e dell’intellettuale.
Per concludere e non
La sua capacità di fondere il rigore documentaristico con la sensibilità narrativa, la sua lucidità nel cogliere le contraddizioni della realtà e la sua inesauribile passione per la Sicilia e per la storia, ne fanno un autore imprescindibile per chiunque voglia comprendere meglio il Sud Italia e, più in generale, la complessità dell’animo umano.